Figli che crescono e si ribellano. Cosa deve fare un genitore per gestire i conflitti?

by EducataMente

L’ingresso nella fase adolescenziale porta con sé tutta una serie di cambiamenti nei figli, che da bambini docili diventano più grandi, iniziano a ribellarsi e a mettere in discussione l’autorità dei genitori, provocando in famiglia frequenti tensioni e litigi.

I genitori si trovano spesso disorientati di fronte agli atteggiamenti e ai comportamenti dei figli che crescono, non li riconoscono più, sentono di non avere più il controllo e temono che la situazione possa sfuggirgli di mano.

“Non mi ascolta!” “Ѐ un egoista, pensa solo ai suoi interessi” “Non fa mai quello che gli dico” sono alcune delle frasi che ripetono spesso.

È importante comprendere che la ribellione fa parte del percorso di crescita dei figli e spesso non è riferita al rapporto specifico con mamma e papà, di cui i ragazzi hanno ancora tanto bisogno. Solitamente, i genitori fanno fatica ad accettare questo, soprattutto quando i figli trasformano il bisogno di autonomia con l’opposizione e la non accettazione delle regole.

I problemi maggiori nascono dalle situazioni in cui, sin dall’infanzia, si è impostata tutta l’educazione sulla presenza costante e sul controllo, dove i figli hanno sviluppato poca fiducia in se stessi e poca autonomia, che ora pretendono in modo conflittuale.

Il genitore, in questi casi, può sentirsi sfidato e rispondere alle lotte di potere, in un continuo braccio di ferro con il figlio, cercando di imporsi per farsi ubbidire, ma perdendo di vista l’autorevolezza e alimentando il circolo vizioso del conflitto, delle incomprensioni e dei litigi.

Si tratta solitamente di un problema di comunicazione e, se non si fa un passo indietro, si rischia di rimanere in una posizione rigida, in cui si arriva alle urla, ai ricatti, ai divieti, portando così il figlio ad alzare il tiro pur di emergere in qualche modo.

 

Ecco qualche consiglio su come comportarsi per migliorare la comunicazione ed evitare di salire sempre sul ring

  • Cosa NON bisogna fare

1) NON SIATE INFLESSIBILI. Non ponetevi come se vostro figlio abbia sempre torto e voi ragione, ma cercate di mettervi in discussione, per capire come comunicare in maniera efficace con lui. Evitate di assumere un controllo oppressivo perché i ragazzi più si sentono alle strette, più tendono a voler imporre il loro punto di vista, entrando in opposizione con i genitori. Bisogna evitare di partire prevenuti ed essere soffocanti, dategli fiducia e concedetegli più spazi di autonomia, man mano che riesce a guadagnarseli.

2) NO ALLE URLA E AGLI ATTACCHI PERSONALI. Alzare sempre i toni, urlare e avere reazioni impulsive serve per scaricarvi, ma vi fa perdere di autorevolezza ai suoi occhi. Si riesce ad essere più efficaci e credibili con la calma, la fermezza e la determinazione. Quando vostro figlio fa qualcosa che non capite e non approvate, non attaccate la sua persona, ma criticate i suoi comportamenti. Non ditegli “tu sei…” ma concentratevi sulla condotta sbagliata, altrimenti si sentirà rifiutato e inadeguato, si metterà sulla difensiva, attaccando a sua volta e reagendo in maniera inappropriata.

3) NON BASATE TUTTO SUI RICATTI E LE PUNIZIONI. Utilizzare soltanto l’elenco dei divieti, delle minacce e delle punizioni non porta a nessun insegnamento, neanche quando il figlio risponde assecondando il genitore. Magari lo fa per non ricevere la punizione in quel momento ma non significa che ha compreso e che la prossima volta si comporterà diversamente. Inoltre, si toglie spazio all’autonomia perché si rimanda al figlio l’immagine di una persona che sbaglia e che non può recuperare ma che ha bisogno sempre che gli altri gli dicano cosa fare e come comportarsi.

4) NON METTETEVI A PARAGONE CON LUI. Evitate di pensare alla vostra adolescenza e di fare confronti con quella dei figli perché sono due realtà molto diverse tra loro. In questo modo, vi ponete in una posizione di distanza che non vi permette realmente di conoscere il mondo di vostro figlio. I ragazzi si lamentano spesso che i genitori non li capiscono, che loro sembrano perfetti e che non fanno altro che criticarli e fargli la paternale, senza mai prenderli sul serio o ascoltare il loro punto di vista sulle cose.

  • Cosa è meglio fare

1) PARTITE DALL’ASCOLTO. È importante nutrire il rapporto anche di momenti positivi, per cui date spazio al dialogo, parlate con lui di argomenti che non siano la scuola o i problemi che crea. Sentirsi accettati per quello che sono, al di là dei comportamenti sbagliati, è la base per costruire un rapporto di fiducia che porta anche ad accogliere più volentieri paletti e limiti. Capita spesso che, senza accorgersi, i genitori non lascino parlare il figlio, non lo ascoltino ma ribattano subito con sentenze e giudizi. Sentirsi repressi e incompresi porta facilmente i ragazzi a mettere in atto comportamenti oppositivi per ribellarsi alle imposizioni genitoriali.

2) STABILITE CONFINI CHIARI. Le regole, i paletti, i NO sono sicuramente fondamentali nella crescita di un figlio, definiscono i confini psichici, lo aiutano a contenere i propri comportamenti e a muoversi con maggiore sicurezza nel mondo. Non bisogna però imporre le regole dall’alto: gli adolescenti sono molto più propensi a rispettarle quando partecipano nel crearle, quindi trovate dei compromessi che tengano conto anche delle loro esigenze. Dare dei NO immotivati, fa vivere al figlio una condizione di ingiustizia, per cui tenderà a rispondere con rabbia e frustrazione.

3) SIATE SEMPRE COERENTI. Tutti gli insegnamenti e le regole devono essere impartiti in maniera coerente e prevedibile. Se una volta, dopo aver infranto una regola, non reagite mentre la volta successiva punite vostro figlio, rischiate di destabilizzarlo e confonderlo. Inoltre, dovete essere i primi a rispettare certe regole, perché l’esempio vale più di tante parole e, in questo modo, acquisterete anche fiducia e credibilità nei suoi confronti.

4) USATE I RINFORZI POSITIVI. Quando ci sono conflitti e lotte continue tra genitori e figli, si rischia di focalizzarsi solo su ciò che non va, sui comportamenti sbagliati e sugli aspetti da modificare. È fondamentale cogliere anche i lati positivi, i piccoli miglioramenti e rinforzare i figli. Questo li fa sentire visti, riconosciuti nei loro movimenti di crescita e motivati al cambiamento.

Ci vuole tempo e pazienza perché i cambiamenti non sono sempre così immediati, soprattutto se certe dinamiche erano ben stabilizzate. Cercate di apprezzare anche i piccoli passi avanti perché l’obiettivo, non è soltanto quello che il figlio ubbidisca alle regole, ma di farlo maturare, crescere, aiutandolo a sviluppare l’autonomia, la sicurezza e il senso critico per affrontare la realtà nel migliore dei modi.

 

Fonte: Redazione AdoleScienza.it

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