Logopedia per i bambini: quando serve andare dal logopedista

by EducataMente

Logopedia per bambini quando serve? La logopedista ci spiega quali sono le condizioni che richiedono una terapia e come riconoscere i disturbi del linguaggio

 Logopedia per bambini quando serve

La logopedia è una scienza molto affascinante, talvolta sottovalutata, che ha il potere di migliorare la qualità della comunicazione, della vita in generale, di chi ne usufruisce. Il genitore che si preoccupa del linguaggio del proprio bambino troverà molto utile questa lettura. La domanda che i genitori si pongono continuamente è: “sto facendo abbastanza per il mio bambino?”. Da genitore posso dire che questa domanda ci attanaglia continuamente, fare del nostro meglio per loro è la nostra ragione di vita, ma non sempre possiamo colmare tutte le lacune. Un genitore che si cura dell’indipendenza anche comunicativa del proprio bambino è un genitore attento, molto presente e di certo lungimirante. Questo perché il futuro dell’apprendimento, della socialità e della sicurezza in se stessi dipende moltissimo dal linguaggio. Cerchiamo quindi di capire la logopedia per bambini quando serve.

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Quando andare dal logopedista

Dal punto di vista del linguaggio spesso non c’è una buona informazione, gli stessi pediatri tendono a sottovalutare la questione rimandando quanto più possibile un intervento logopedico. Il logopedista interviene in tutte le fasi dell’apprendimento del linguaggio, a partire dalla lallazione, il primo approccio al parlato da parte del neonato, fino all’ampliamento della frase, passando per la lettura, la scrittura, la deglutizione, etc. Vi presento qui di seguito alcune condizioni che richiedono l’intervento certo di un logopedista, sono divise in due macro-categorie:

  1. Disturbo del linguaggio espressivo (parole, frasi, lettura e scrittura) o Ritardo semplice del linguaggio o Disturbo specifico del linguaggio o Balbuzie o Disturbi dell’apprendimento o Sordità
  2. Disturbo del linguaggio recettivo (comprensione) o Deficit della comprensione verbale o Sordità centrale

Condizioni che riguardano entrambi i disturbi, di espressione e di comprensione, possono essere:

  1. Malocclusione dentale e deglutizione infantile
  2. Disturbi del linguaggio di origine neurologica
  3. Autismo
  4. Ritardo cognitivo
  5. Iperattività

In generale è buona norma consultare il logopedista se il vostro bambino:

  • Non ha ancora cominciato a parlare a 2 anni
  • Non comprende le parole e gli ordini, anche i più semplici
  • Non si esprime in maniera comprensibile (da 3 anni in poi)
  • Parla usando solo due sillabe
  • Non pronuncia bene alcune lettere o scambia le lettere all’interno delle parole
  • Non deglutisce bene
  • Balbetta
  • Non si concentra
  • Non ha una buona coordinazione motoria, scrive e disegna male
  • Ha difficoltà a scrivere e leggere, compie errori ortografici
  • Ha difficoltà ad eseguire i calcoli matematici e ad imparare le tabelline
  • Ha difficoltà ad imparare a memoria
  • Ha difficoltà a socializzare con i coetanei e talvolta sembra aggressivo
  • Non sta fermo un attimo, non esegue gli ordini e non si concentra su nulla
  • Ha un linguaggio limitato, un vocabolario ristretto
  • Ha difficoltà ad imparare parole nuove o compie errori nel trovare le parole da utilizzare
  • Fa uso di frasi accorciate, sgrammaticate o semplificate, omette parti importanti della frase, usa le parole in un ordine scorretto.

Una parola va spesa per quello che è il più comune dei disturbi del linguaggio dei bambini, il ritardo semplice del linguaggio. Del tutto “innocuo”, ma sicuramente da non sottovalutare. Si chiama ritardo semplice perché non rappresenta una vera e propria patologia, non si tratta di una compromissione organica o funzionale delle strutture, ma un semplice, appunto, ritardo nell’apprendimento dei suoni della lingua. Il bambino solitamente ha difficoltà a pronunciare alcuni fonemi. Quando i fonemi mancanti sono tanti il linguaggio può risultare quasi incomprensibile, ma se questa è la vostra situazione non allarmatevi, con un po’ di impegno da parte vostra e del vostro bambino tutto andrà a posto nel giro di pochi mesi.

Prima visita dal logopedista

Se avete realizzato che il vostro bambino ha bisogno di seguire un percorso di logopedia, quando iniziare è la domanda che dovete porvi prima di tutte. Chiaramente la risposta è: subito! Non appena notate qualche difficoltà correte a consultare un logopedista, che attraverso una attenta valutazione saprà consigliare i prossimi passi da fare: sarà lui a dirvi quando iniziare, come organizzare la terapia, quanti giorni a settimana dedicarvi e come procedere in linea generale. Il logopedista vi consiglierà eventualmente di rimandare l’inizio della terapia dopo un periodo di inserimento all’asilo o dopo una particolare terapia, o anche dopo aver effettuato eventuali visite specialistiche, ma è importante che si tenga in considerazione che la decisione non spetta al genitore. Non interpretate la cosa come una mancanza di fiducia verso la competenza di una mamma o di un papà, ma è un consiglio ad affidarsi a chi ha tutte le carte in regola per prendere a cuore il linguaggio dei vostri bambini.

Il logopedista che prende in carico un bambino ha come unico scopo quello di migliorare la qualità della sua vita e del suo linguaggio e lo fa con tutti i mezzi a sua disposizione. È possibile anche, come spessissimo accade, che il logopedista decida di non iniziare un percorso logopedico perché non nota nessun problema linguistico e/o comunicativo. Questo può succedere quando un genitore troppo apprensivo o particolarmente attento e scrupoloso scambia la naturale evoluzione del linguaggio con qualcosa di patologico. Tranquilli, i logopedisti servono anche a questo.

Esercizi di logopedia

La terapia cui viene sottoposto il bambino consiste in giochi logopedici, veri e propri giochi divertenti ed accattivanti che hanno due finalità principali: attirare l’attenzione del bambino e fare in modo che collabori e, motivo principe, stimolare la competenza in esame. I giochi logopedici possono essere diversi, a seconda del bambino e della condizione da trattare. Molti giochi sono suggeriti da diversi autori di libri, altri sono letteralmente inventati dal logopedista. Per fare un esempio di cosa si intende per terapia logopedica e gioco logopedico vi illustro un percorso tipico in presenza di ritardo di linguaggio. Non dimenticate che ogni professionista ha dei metodi propri e non esistono vere e proprie linee guida per l’impostazione di una terapia logopedica. Dopo un’attenta valutazione si comincia con esercizi per stimolare la comprensione, la manualità e l’attenzione; non si tratta di esercizi che stimolano il linguaggio verbale vero e proprio, ma sono utili per stimolare competenze che serviranno per acquisire il linguaggio.

Alcuni esempi di giochi logopedici sono:

  • Esercizi di respirazione: servono ad insegnare il modo più corretto di respirare, un attività non così banale come sembra!
  • Giochi con le tessere: memory, trova le differenze, trova le coppie, servono tutti a stimolare memoria, attenzione e linguaggio
  • Giochi di costruzioni: le costruzioni, come anche i puzzle, sono giochi molto completi e stimolano tutta la sfera cognitiva del bambino.
  • Libri illustrati: con la lettura i bambini imparano nuove parole e imparano la giusta costruzione delle frasi. I racconti stimolano la creatività e l’attenzione.
  • Giochi con le figure: che siano figure ritagliate o disegnate o schede logopediche preimpostate è molto importante sfruttare le immagini per attirare l’attenzione dei bambini che con le sole parole si annoierebbero. È molto importante fare una precisazione sui cosiddetti giochi fonetici: ogni bambino con difficoltà a pronunciare dei fonemi ha necessità di essere stimolato perché non è certo al 100% che la “letterina” che non riesce a pronunciare poi venga recuperata con la crescita. Un esempio lampante è la “r”, come sapete sono tante le persone che hanno la “r moscia”, sono quelle persone che non hanno mai imparato a posizionare la lingua nel punto giusto (dietro i denti superiori) e non hanno mai imparato a farla vibrare. Un esempio di esercizio per riabilitare la r moscia è l’uso dello spazzolino elettrico sulla punta della lingua: serve a replicare la sensazione della vibrazione corretta ed inviare al cervello l’informazione per poter poi fare un confronto con il proprio movimento.

Schede di logopedia per bambini

Ne esistono molte in commercio di varie case editrici, l’importante è saper scegliere quelle adatte al particolare tipo di condizione da recuperare. Vengono normalmente usate dai professionisti, ma potete farne uso a casa. Qualsiasi cosa facciate ricordate che non dovete mai farlo autonomamente; è molto importante che siate seguiti e guidati. Fatevi consigliare da un logopedista: se il vostro bambino non sarà pronto per un particolare esercizio rischierete di creare delusione e disappunto.

Logopedia in casa

Quando vi è stato assegnato dal logopedista un percorso ben strutturato di riabilitazione è indispensabile eseguire a casa degli esercizi. Alcune cose che si possono fare senza “autorizzazione” e che sono sicuramente utili sono:

  • Imparare i nomi e l’uso degli oggetti che sono in casa (ce ne sono a migliaia!)
  • Fare attività stimolanti come cucinare, disegnare, colorare, costruire qualcosa commentando ogni passaggio
  • Leggere dei libri per bambini
  • Vedere cartoni insieme commentando le immagini

Fonte: http://www.pianetamamma.it

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