Genitori e figli alle prese con l’ultimo mese di scuola. Il decalogo per gestire al meglio lo sprint finale

by EducataMente

E anche quest’anno è arrivato il fatidico ultimo mese di scuola, il colpo di coda per cercare di essere promossi o di non prendere debiti. In questo periodo in casa aumenta la tensione, crescono esponenzialmente le raccomandazioni da parte dei genitori e l’attenzione dedicata alla scuola, già alta durante l’anno, diventa massima. Da un lato troviamo i genitori angosciati dai voti, compiti e interrogazioni dei figli, dall’altro i figli stressati da un anno sulle spalle, dal caldo che arriva e dalla fatica da gestire per spingere sull’acceleratore e cercare di non avere debiti.

PER QUESTA RAGIONE I GENITORI DOVREBBERO DIVENTARE UN SOSTEGNO PER I FIGLI, NON UN PESO E UN’ANGOSCIA IN PIU’ DA GESTIRE, COME SPESSO ACCADE.

Le raccomandazioni dovrebbero lasciare il posto al rinforzo e alle rassicurazioni, il genitore si dovrebbe schierare al fianco del figlio, fare una sorta di coach, aiutarlo nelle sue fatiche, nell’organizzazione dello studio, dei compiti, nel metodo, rendendosi disponibile alla collaborazione, non all’imposizione.

Un punto importante da cui partire è di non dimenticare mai che non potete imporre il vostro metodo di studio, le vostre modalità, loro sono diversi da noi adulti, sono più abituati a studiare in multitasking, usano la tecnologia per studiare, si scambiano i compiti, si confrontano. Collaborare significa anche rispettare i loro spazi e tempi e ottimizzarli, altrimenti, invece che un aiuto, diventa per loro un’ulteriore fonte di stress e di pesantezza, una situazione da gestire in più, mentre dovrebbe essere una mano.

Ecco il decalogo per gestire le fatiche di fine anno:

1. Partiamo da un presupposto di base: l’apprensione da parte di un genitore e la tensione per lo sprint finale del figlio è normalissima, c’è un però, non fategli arrivare il messaggio che il vostro problema è legato prettamente alla scuola, ma a loro e che voi volete che siano sereni e che stiano tranquilli durante l’estate, che lo fate per il loro benessere. I figli lamentano spesso che ai genitori interessi solo della scuola e che guardino prettamente i voti e non quello che dietro o come loro realmente si sentono. Questo comportamento tante volte li porta ad avere atteggiamenti di opposizione nei confronti della scuola stessa con i quali esprimono in maniera indiretta il dissenso nei confronti dei genitori.

2. In questa fase non c’è spazio per le delusioni nei confronti dei figli che non si sono impegnati durante il corso dell’anno, che non studiano nonostante voi vi prodighiate quotidianamente per loro, pagando anche ripetizioni, su ripetizioni e cercando di studiare con loro. Lo sanno che vi hanno deluso, non fategli pesare ulteriormente il fatto che a volte non sono i figli che avreste desiderato. E’ un aspetto che lo fa stare veramente male e li porta ad odiare la scuola perché si sentono riconosciuti solo in funzione della scuola e del rendimento scolastico. Fategli capire che li accettate così come sono ma che non ha senso per loro comportarsi in questo modo e avere questo atteggiamento perché chi ci rimette, in fin dei conti, sono solo loro.

3. Non c’è tempo da perdere per la colpevolizzazione e per le litigate, ci si deve rimboccare le maniche e affrontare di petto la situazione. E’ vero che studiare dovrebbe essere il dovere primario, che negli adolescenti, però, slitta spesso e volentieri molto in basso nella piramide delle cose da fare. Tendenzialmente viene dopo l’uscire con gli amici o con la fidanzata/o, chattare con loro, giocare con lo smartphone o il tablet, la PlayStation e tutti gli interessi di “vitale” importanza che fanno parte della loro vita. Non c’è spazio per le ramanzine, non c’è il tempo di rinfacciargli tutto quello che fate per loro ogni giorno, sottolineando che non vi danno niente in cambio, che l’unica cosa che gli avete chiesto è di cercare di prendere la sufficienza a scuola e non tutti 8. In questo modo andate solo ad accrescere in loro sensi di colpa, ricordatevi che anche se non ve lo fanno vedere, dentro ci stanno male, sanno perfettamente di essere in torto e che potevano fare di più. Io li seguo in terapia e a me lo dicono quello che provano realmente anche se ai genitori fanno vedere il contrario. Un mimino di orgoglio lo hanno anche loro, dovete solo stimolarglielo maggiormente!

4. No a frasi del tipo “se facevi il tuo dovere durante il corso dell’anno, ora non avresti questi problemi“. È vero quello che dite e avete ragione, ma non è questo il momento giusto per questo tipo di discussioni. Se perdete tempo a polemizzare con loro togliete solo spazio allo studio. Una volta arrivati a fine anno, quando è stato salvato il salvabile, si può riprendere il discorso in mano e far capire loro che l’anno prossimo non sarà così perché la situazione va presa in mano fin da subito, che loro vogliano o che non vogliano, altrimenti le limitazioni e le restrizioni arrivano fin da subito. I figli vanno abituati che nella vita c’è una avere ma che c’è anche un dare e deve essere bilanciato. Ma vi dovete ricordare una cosa fondamentale che troppi genitori si scordano, la coerenza, cercate di mantenere la parola data e di essere coerenti con ciò che dite altrimenti perderete di credibilità ai loro occhi e il vostro ruolo perderà di efficacia.

5. No alle minacce in questa fase di studio, no a intimidazioni legate al non dargli più la paghetta, non farli più uscire fino alla fine della scuola, sequestrargli lo smartphone e punizioni varie che non sempre sono efficaci. SI al dialogo e alla presa di posizione del genitore. Avanti l’autorevolezza, facendogli capire che le cose in questo mese cambieranno visto che ci si trova in una situazione di allarme e di emergenza senza ricorrere a metodi drastici che vanno solo ad alimentare la tensione e la rabbia. SI al confronto e alla collaborazione piuttosto che alla punizione. In ogni caso quando scatta la punizione deve essere pensata, logica e avere un senso che loro sono in grado di capire, altrimenti la vivranno come un’imposizione e non la capiranno.

6. Troppe volte purtroppo non sono abituati a tollerare la frustrazione e a combattere, a tirar fuori le unghie quando serve e a provare a recuperare le cose. La paura del fallimento li blocca, li porta troppo spesso a rinunciare. “Preferisco lasciare prima per evitare di non riuscirci e di fallire” mi raccontava un ragazzo in seduta. Non è l’atteggiamento giusto, è una modalità di affrontare la vita che deve essere assolutamente modificata perché quando si troveranno ad affrontare problemi seri in cui non ci saranno mamma e papà pronti ad intervenire che faranno, si deprimeranno, si uccideranno? Capite la gravità di questo atteggiamento?

7. Ricordatevi che tante volte il problema non è tanto che non studiano a sufficienza, ma che studiano MALE. Allora provate ad aiutarli a riorganizzare l’approccio allo studio. I ragazzi di oggi non hanno più le basi di prima, sono deficitari da troppi punti di vista, sono troppo abituati a delegare alla tecnologia, a qualcun altro che fa le cose al posto loro, questo aspetto lo tratto in maniera approfondita nel mio libro Generazione Hasthtag edito da Alpes. Anche il loro cervello e la loro organizzazione di pensiero è cambiata e voi dovete tenerne conto. Cercate di aiutargli trovando un vestito che gli calza a pennello, altrimenti faranno una doppia fatica e saranno doppiamente frustarti.

8. Bloccate sul nascere atteggiamenti ostili, negativisti e pessimisti con cui vogliono affrontare questo mese di scuola. Spesso li sento dire frasi del tipo “tanto il prof ce l’ha con me”, “tanto più di 6 non prendo” “tanto mi danno i debiti che studio a fare”. Rinforzateli, dategli un aiuto e una carica, soprattutto sulla spinta motivazionale, se si trova una valida motivazione diventata tutto più leggero. A loro fa molto piacere avere il genitore motivatore, non accusatore, avere un padre o una madre che non gli sta con il fiato sul collo ma vicino a faticare con lui. Lo so che avrebbero dovuto farlo durante l’anno, avete ragione che è il loro dovere e che non gli chiedete altro che fare semplicemente il loro dovere e che gli date tutto, comprendo perfettamente la situazione, ma quando c’è un problema bisogna affrontarlo senza perdere tempo in inutili accuse. Una volta arrivati al traguardo si cercano soluzioni più ottimali e si mettono i paletti. Prima si risolve il problema in maniera efficace, poi si studia un’altra strategia.

9. Cercate di capire con loro dove sbagliano o dove potete aiutarli a migliorare, senza fargli pesare troppo gli errori che hanno fatto, ma facendogli capire che è normale, che voi avete più esperienza e più “saggezza” e magari parlategli anche dei problemi che avete vissuto voi a livello scolastico alla loro età, cosicché non vi vedano come infallibili e loro di conseguenza, non si sentano falliti. E’ importante far capire ai figli che la posizione professionale che rivestite è frutto di anni di studio e di lavoro e che anche loro possono arrivarci tranquillamente, passo dopo passo. Anche a me chiedono spesso se ho mai avuto problemi a scuola e come ho fatto a risolverli. Fargli vedere che anche noi adulti non siamo infallibili ma che con l’impegno e la dedizione ce l’abbiamo fatta. Questo gli darà forza e speranza. Oggi, purtroppo, temono il fallimento e il confronto.

10. Non fate l’errore di fare le cose al posto loro, non studiate per loro perché non impareranno mai l’autonomia, non sperimenteranno l’autoefficacia, non si sentiranno sicuri di loro stessi perché non sono loro che si sperimentano in prima persona, che si affrontano e si confrontano con gli insegnanti e con la classe. Sono figli che rischieranno di trovarsi sempre in difficoltà e volta dopo volta accumuleranno sempre maggiore frustrazione che li porterà ogni anno a rivivere la stessa situazione. Ovviamente, non è una volta che gli date una mano in totale emergenza che crea il problema, non deve essere la modalità quotidiana, il figlio non deve prendersi l’abitudine di delegare a voi perché gli fate dei danni notevoli che vedrete solo nel corso degli anni.

La scuola non è solo voti ed interrogazioni, è una scuola di vita e voi genitori avete il dovere di fargliela vivere come tale, dandogli anche gli insegnamenti per affrontare le situazioni e gli strumenti per confrontarsi con se stessi e con gli altri, rendendoli autonomi e responsabili. Solo così diventeranno adulti e non dipenderanno da voi n tutto e per tutto.

 

A cura di Maura Manca, Psicoterapeuta

Fonte: http://www.adolescienza.it

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