Un padre che risponde al pianto di suo figlio, che lo culla, che gli cambia i pannolini e che gli insegna le sue prime parole, non sta “aiutando” la mamma, sta esercitando il ruolo più bello e responsabile della sua vita: quello della paternità. Si tratta certo di sfumature del linguaggio che, come una trappola nascosta, molto spesso ci ingannano e che dobbiamo iniziare a combattere.
Al giorno d’oggi, e per nostra sorpresa, continuiamo a sentire molte persone che, a voce alta, dicono le tipiche frasi come “mio marito mi aiuta con le faccende domestiche” oppure “io aiuto mia moglie a badare ai bambini”. È come se i compiti e le responsabilità di una casa e di una famiglia avessero un’appartenenza specifica, un segno distintivo associato al sesso e del quale ancora non ci siamo liberati del tutto.
La figura del padre è rilevante come quella della madre. Nonostante ciò, è ovvio che il primo legame stretto del neonato durante i primi mesi di vita si concentra sulla figura materna. Eppure, al giorno d’oggi, l’immagine classica del padre nel quale si racchiude tutta l’autorità ferrea e che rappresenta il sostegno economico della casa non riflette più la realtà e deve essere eliminata.
Perché il papà “non aiuta”, non è una persona che, ogni tanto, passa per casa e alleggerisce il lavoro della propria compagna. Un padre è un genitore che sa essere presente, che ama e che si prende cura dei figli, e che si prende la responsabilità di ciò che dà un senso alla sua vita: la famiglia.
“Un padre non è chi dà la vita, un padre è chi ci cresce con amore”
Fonte: www.lamenteemeravigliosa.it