“SONO BALBUZIENTE MA POSSO COMUNICARE”

by EducataMente

Joseph Sheehan ha paragonato la balbuzie a un iceberg, con gli aspetti evidenti della balbuzie posizionati sopra il livello dell’acqua e la più larga massa di emozioni negative non visibili sotto il livello dell’acqua.

Attraverso il linguaggio esprimiamo i nostri stati d’animo, i pensieri, le emozioni; la parola, i suoni, sono i principali mezzi di comunicazione che ci permetto di essere degli soggetti sociali. Tra i problemi di comunicazione che bloccano lo sviluppo sociale dell’individuo, nonché sviluppo individuale, abbiamo le BALBUZIE: disturbo del linguaggio che ostacola e impedisce l’espressione fluida e scorrevole di ciò che vogliamo comunicare.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha proposto la seguente definizione:          “La balbuzie è un disordine nel ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione quello che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di involontari arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono”.

La balbuzie è quindi un disturbi di fluenza del linguaggio che si manifesta frequentemente nell’età evolutiva (esordisce tra i 2 e i 7 anni) e che in molti casi scompare spontaneamente. La comparsa di tale problematica nella prima infanzia è considerata di natura fisiologica, anche se a volte si potrebbe riscontrare in essa una causa di natura traumatica ovvero correlata a vissuti di intenso e negativo significato emotivo per il soggetto.

Vengono distinte due tipi di balbuzie: primaria e secondaria. La balbuzie primaria viene riferita ai primi anni di età, quando il bambino non ne è consapevole, è limitata ad esitazioni, prolungamenti o ripetizioni di suono, non interessa la parola e la frase e non vi sono tentativi di evitarla. Essa viene detta balbuzie evolutiva, in quanto in condizioni ambientali favorevoli scompare spontaneamente e nella maggioranza dei casi non si ripresenta. La balbuzie secondaria si instaura più tardi, in età scolare, ed è caratterizzata da consapevolezza da parte del bambino, che si trasforma progressivamente in ansia e insicurezza.

 

  • BALBUZIE E ADOLESCIENZA

Disagi emotivi e psicologici si evidenziano soprattutto nell’età adolescenziale (12- 13 anni) quando il bisogno di costruire un’identità sociale, attraverso il confronto e l’inclusione nel gruppo dei pari, risulta compromesso dalla presenza di tale problema comunicativo, andando così ad incidere negativamente sulla costruzione dell’immagine di Sé.  Il ragazzo si trova incastrato in un autentico scontro tra il Sé reale (ciò che è realmente) e il Sé ideale (ciò che vorrebbe essere): alterna il desiderio di sentirsi al centro dell’attenzione e alla paura di esserlo e al timore di un giudizio degli altri; alterna il desiderio di autoaffermazione sociale e alla reale esclusione da in alcuni ruoli sociali; alterna la ricerca di una propria autonomia alla sensazione di insicurezza e di mancanza di fiducia e di autostima in se stesso.

Questo turbamento emotivo e psicologico porta a sviluppare nel ragazzo un senso di umiliazione auto-percepita, un basso senso di autoefficacia relazionale che potrà portare a una chiusura verso le relazioni; nonché presente è anche la rabbia verso se stesso, aggressività mascherata verso gli altri, vergogna per le prese in giro, sensi di
colpa. 
La maggior parte delle persone che presentano questo disturbo lo vivono come un tabù, una vergogna da nascondere e mascherare il più possibile agli altri ma anche a se stessi. Il balbuziente è teso nel mascherare la sua difficoltà e manifesta spesso atteggiamenti di rinuncia e fuga davanti alle situazioni ansiogene. Più tenta di evitare di balbettare più ne resta condizionato. 
All’interno la persona vive tutti i sintomi tipici dell’ansia e dello stress: alterazione del ritmo cardiaco, della sudorazione, contrazione dei muscoli del diaframma e dei muscoli della respirazione.
Caratteristica di questo disturbo è l’andamento periodico, il presentarsi in circostanze particolari e ben precise, nelle quali il soggetto non riesce a controllare l’ansia scatenata da persone o situazioni che gli incutono timore ( presentazioni, colloqui, interrogazioni, parlare in pubblico, ect).

  • Consigli pratici quando nostro figlio balbetta

È fondamentale per il genitore avere pazienza e agire nel solo intento di mettere il bambino a proprio agio al fine di ridurre il livello d’ansia che si manifesta in lui quando comunica.

Il genitore è già di per sé il principale modello di comunicazione per un bambino che deve imparare a parlare. Tale ruolo è ancora più forte in un genitore con un figlio balbuziente: è necessario essere dei buoni comunicatori in modo da fornire a nostro figlio un modello verbale che potrà essere facilmente appreso e riprodotto dal bambino.

COSA FARE E NON FARE:

  • Non anticipare il suo pensiero, finendogli le parole\frasi che stà dicendo.
  • Lasciagli tutto il tempo di cui ha bisogno per esprimere il proprio pensiero e non mettergli fretta mentre stà parlando. Non usare espressioni tipo “dai su!” “allora, cosa mi vuoi dire “, “sbrigati”…
  • Fai in modo che il bambino capisca, osservando il tuo comportamento non verbale e le tue espressioni mimiche, che sei interessato a ciò che dice e non a come lo dice.
  • Non dirgli mentre balbetta frasi del tipo “parla lentamente”, “fai un bel respiro”, “rilassati, stai tranquillo”, “pensa a quello che devi dire prima di parlare”, “parla bene”, “smettila di balbettare”. Questi consigli non sono di aiuto al bambino che balbetta.
  • Rispetta i turni comunicativi, non interromperlo quando parla né sovrapporti con la voce alla sua.

Soprattutto fai capire al bambino che tu lo accetti e lo rispetti per quello che è, indipendentemente dalla sua balbuzie; questo aumenterà la fiducia in sè stesso e l’autoaccettazione del bambino.

Qualora la balbuzie non si risolve spontaneamentecon entro l’età scolare, si ritiene necessario un intervento specialistico (logopedista per aspetto verbale, psicologo per problemi di ansia e insicurezza).

 

A cura della dott.ssa Ivana Ciavarella – Psicologa

www.educazionegiovani.altervista.org

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