Mio figlio/a piange e si dispera quando devo separarmi da lui/lei… Cosa posso fare?

by EducataMente

Capita spesso ascoltare molte mamme lamentarsi della difficoltà di potersi allontanare dal proprio figlio perché quest’ultimo inizia a piangere e urlare, anche solo quando la mamma si sposta in un’altra stanza della casa, quando deve andare a lavoro o al momento di dormire pretendendo di stare nel lettone con i genitori. Questo atteggiamento del bambino/ragazzo vincola la mamma in molte cose (es. andare a lavorare), oltre che determinare in lei e nell’intero nucleo familiare un elevato un vissuto di stress molto elevato.

Diamo una spiegazione a tutto questo.

Lo stato d’animo del bambino che sorge nel momento di separazione dalla principale figura di accudimento (solitamente la mamma) e i suoi conseguenti  comportamenti , rientrano in ciò che in psicologia è chiamata ANSIA DA SEPARAZIONE.  Essa rappresenta la reazione di spavento e di protesta che il bambino manifesta quando la mamma, si allontana da lui o quando è in presenza di figure non familiari. Tale vissuto è una normale tappa dello sviluppo affettivo e sociale del bambino; compare in genere intorno agli 8 mesi di vita, quando il piccolo sperimenta i primi momenti di separazione dalla figura di attaccamento, protestando con pianto disperato che può essere placato solo con la rassicurazione dalla mamma o dal principale caregiver (figura che si occupa di lui), dimostrando quindi di aver riconosciuto la persona che si occupa di lui e con cui ha stabilito un legame di attaccamento.

Il tipo di LEGAME DI ATTACCAMENTO (sicuro o insicuro), che il bambino costruisce nei primi anni di vita con la mamma o con la principale figura di accudimento, gli permette di sviluppare o non sviluppare un’identità personale e sociale basata sulla sicurezza, affidabilità e protezione.

Il confine tra normalità e anomalia di questo primo e fondamentale rapporto mamma-bambino è segnato dall’eccessiva paura riguardante la separazione da casa o dalle figure significative.

 Si parla di disturbo quando il bambino presenta specifici sintomi quali:

  • Eccessiva preoccupazione nel momento in cui prevede e vive l’allontanamento dalla mamma
  • presenza continua di pensieri catastrofici o incubi che gli impedisce di separarsi dai genitori.
  • Comparsa di problematiche fisiche come la comparsa di mal di testa, nausea, mal di stomaco nel momento in cui si sperimenta o ci si prepara alla separazione.

Questi sintomi, per poter essere considerati anomali, devono avere una durata di almeno 4 settimane nei bambini e devono essere di intensità tale da incidere significativamente nella quotidianità.

Per i genitori non è sempre facile restare tranquilli di fronte al pianto di un figlio e alle sue continue richieste di attenzioni. È naturale che il bambino chiederà di non essere lasciato solo, di poter dormire ancora con loro, di non andare a scuola. È un momento delicato per tutti, specie per la madre che deve imparare a contenere le proprie emozioni, come il senso di colpa, la preoccupazione.  Ma ci sono delle importanti avvertenze che il genitore può adottare per evitare che tale episodio accadi o per affrontarlo quando si presenta.

 

COME UN GENITORE PUO’ AFFRONTARE QUESTO DISTURBO

  • Non sminuire il problema, non guardiamolo con gli occhi dell’adulto ma trasmettiamo al bambino che comprendiamo il suo stato d’animo, pertanto è importante non rimproverarlo ma calmarlo;
  • Prima di allontanarsi, è bene che i genitori lo preparino alla separazione salutandolo con un sorriso e rassicurandolo sul fatto che non vanno via per sempre, ma che ritorneranno (fare anche esempi in cui la mamma è uscita e lui non è successo nulla)
  • Cerchiamo di rendere la quotidianità del bambino il più possibile abitudinaria e prevedibile. Se c’è un imprevisto spiegare al bambino cosa è successo e rassicurarlo.
  • Rinforziamo le sicurezze del bambino, lasciamo libero di scegliere le attività da fare ed incoraggiamolo in questo premiando ogni minimo traguardo raggiunto. La gratificazione può aiutare il bambino a trovare la motivazione per superare le paure.
  • Stimoliamo il bambino nell’esplorazione dell’ambiente, dei giochi, delle situazioni nuove, sia in presenza che in assenza di estranee
  • Evitare promesse che poi non saranno mantenute, non mentire sul proprio ritorno immediato e non garantire una ricompensa perché non può compensare l’assenza e garantire il suo benessere

È molto importante cercare di capire come il proprio figlio vive la separazione, quali sono le paure più frequenti e se nei mesi che hanno preceduto l’insorgenza dell’ansia si è verificato un evento che può aver inciso negativamente sulla vita del piccolo. A tal proposito l’aiuto di un esperto come lo psicologo può aiutare meglio a chiarire questi aspetti.

 

COME LA SCUOLA PUO’ FARE

Qualora il problema si generalizzasse anche a scuola, diventa fondamentale adeguarsi da subito ai tempi del bambino. Non forziamolo a fare ciò che per lui è fonte di paura, accompagniamolo gradualmente. In questo caso la relazione scuola-famiglia diventa fondamentale anche a livello organizzativo, al fine di stabilire un “piano di rientro”, con fasce orarie di frequentazione della classe che possono essere modificate in base ai progressi del bambino.

Anche nel contesto scolastico, la prevedibilità delle attività e un supporto nella gestione dei sentimenti e della relazione con i pari assume un ruolo rilevante, pertanto sarà indispensabile per il docente porre una particolare attenzione all’alunno diventando, dove necessario, una figura “ponte” tra lui e i compagni.

 

Dott.ssa Ivana Ciavarella
www.educazionegiovani.altervista.org

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