Balbuzie (se il bambino balbetta)

by EducataMente

CHE COSA É

La balbuzie, o Disturbo della fluenza verbale, è un disturbo del linguaggio caratterizzato da alterazioni del ritmo della parola, dette disfluenze, in cui il linguaggio diventa meno fluente e difficoltoso a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti involontari di un suono. Ne soffre circa il 3% dei bambini in età prescolare, in prevalenza maschi (quattro rispetto a una femmina).

LE DISFUENZE

Le disfluenze sono prolungamenti o ripetizioni del parlato che non necessariamente sono indici di balbuzie. A volte il bambino di età inferiore a quattro anni parla, riesce a farsi capire, ma il suo discorso è inframmezzato da esitazioni, ripetizioni o prolungamenti di sillabe e di suoni. A questa età una forma di balbuzie fisiologica è del tutto normale: riguarda circa il 10% dei bimbi e di solito si risolve spontaneamente. Ciò che distingue le disfluenze del balbuziente dalle disfluenze fisiologiche del bambino non-balbuziente è un insieme di caratteristiche legato alla frequenza, alla collocazione e alla durata della disfluenza. In particolare, le ripetizioni e i prolungamenti di parti di parola sono molto più frequenti delle pause e delle revisioni di frase nel balbuziente, inoltre il bambino con balbuzie balbetta più spesso all’inizio della frase e la durata di ripetizioni e di prolungamenti è superiore alle due volte per ciascuna unità (es. “pa-pa-parola” invece di “pa-parola”).

COME E QUANDO SI MANIFESTA?

Prolungamenti e ripetizioni del parlato possono manifestarsi al di sotto dei quattro anni in modo fisiologico, se il bambino è però già in età prescolare e il disturbo persiste, è bene interpellare il medico: potrebbe trattarsi di balbuzie. Non conviene aspettare nella speranza che il disturbo si risolva da sé. Tra i sintomi più frequenti ci sono contrazioni anomale di vari gruppi muscolari, soprattutto quelli interessati alla fonazione. Queste contrazioni sono evidenziabili quando il bambino desidera o comincia a parlare e si riscontrano all’inizio della frase.
La balbuzie si può presentare in diverse forme:
–  Forma tonica: arresto a inizio frase con allungamento della sillaba o del fonema difficile da pronunciare;
 Forma clonica: al posto del prolungamento si ha la ripetizione della sillaba;
–  Forma mista: allungamento e ripetizione si sommano, fino a rendere quasi impossibile la comunicazione.

LA DIAGNOSI

La consultazione di un centro ospedaliero per la cura dei disturbi del linguaggio aiuterà ad inquadrare ed affrontare un problema che non va sottovalutato in quanto può condizionare fortemente la vita di relazione. La balbuzie richiede una attenta valutazione che prevede il contributo di più figure professionali: il neurologo, il pediatra, lo psicologo e il logopedista. Si deve infatti considerare l’aspetto medico e neurologico per escludere l’eventuale presenza di problemi organici, ma anche tenere conto di quello emotivo – psicologico. Chi balbetta diventa spesso una persona chiusa, meno disponibile ai rapporti con gli altri e con un basso livello di autostima. La diagnosi viene effettuata dai 3 anni quando si osservano alterazioni della normale fluenza e della cadenza dell’eloquio, inappropriate per l’età e per le abilità linguistiche del bambino e persistenti nel tempo, tra cui:
– Ripetizioni di suoni o sillabe
– Prolungamenti dei suoni delle consonanti o delle vocali
Interruzioni di parole
Blocchi udibili o silenti
Circonlocuzioni
Parole pronunciate con eccessiva tensione fisica
Ripetizione di intere parole monosillabiche

COME VIENE EFFETTUATO IL TEST?

Per effettuare la diagnosi è necessario svolgere un’accurata anamnesi in cui bisogna indagare possibili fattori eziopatogenetici, come la presenza di altri casi di balbuzie nei consanguinei, malattie neurologiche pregresse e traumi da parto. E’ inoltre necessario raccogliere informazioni sull’epoca di insorgenza della balbuzie, sui sintomi e sulla gravità del disturbo. Si esegue quindi un esame obiettivo, che consta in un’attenta analisi del linguaggio che tiene conto:
– dell’aspetto articolatorio, attraverso l’analisi delle sillabe e delle consonanti più difficili da pronunciare.
– della presenza di un linguaggio monotono, della frequenza delle parole nell’unità di tempo;
– dei caratteri strutturali del linguaggio;
– dei caratteri funzionali del linguaggio.

POSITIVITA’ DEL TEST

L’approccio multidisciplinare è il più corretto per la presa in carico di un bambino con balbuzie. Intorno al bambino va creato un ambiente di accoglimento e di accettazione in modo che non si senta mortificato e sminuito. Il logopedista svolgerà la riabilitazione con tecniche adeguate ed esercizi specifici a seconda delle manifestazioni del disturbo: ad esempio con difficoltà a iniziare a parlare, a completare la parola, o con produzione di clonie (contrazione spasmodica dei muscoli) talvolta associate a sincinesie (movimenti involontari) del volto.

QUALE É IL COMPORTAMENTO PIÚ ADATTO?

I genitori di un bambino con balbuzie possono fare molto per aiutare il proprio figlio. E’ importante accettare il bambino con il suo disturbo creandogli intorno un mondo accogliente dove il suo “problema” non venga sottolineato e ingigantito. E’ importante ascoltare il bambino quando parla, anche se si mette a balbettare, con attenzione e serenità, senza mostrare fretta, ansia, insofferenza; lasciare che concluda sempre il suo discorso, anche se richiede più tempo. E’ utile parlare molto al bambino, in modo rilassato e lento, ma senza scandire troppo le parole. Il bambino noterebbe la differenza di come ci si rivolge a lui e ingigantirebbe dentro di sé il suo problema. Infine è necessario valorizzare le altre qualità del bambino in modo da aumentare la sua autostima. Per esempio se ama disegnare è utile sottolineare questa sua capacità e aiutarlo a potenziarla. Ci sono al contrario comportamenti che i genitori di un bambino con balbuzie dovrebbero evitare.
In particolare, è consigliabile non anticipare il bambino quando parla, completando le parole o le frasi e non interromperlo dicendogli che si è già capito, cosa che potrebbe comportare per lui una mortificazione. Bisogna evitare che debba conquistarsi da solo il diritto di parlare, per esempio dovendo gridare per farsi ascoltare. E’ utile prendere l’abitudine di parlare uno alla volta. E’ importante non dare di propria iniziativa indicazioni su come parlare per risolvere la difficoltà del bambino e neppure promettergli premi se parla correttamente, ciò potrebbe soltanto aggravare il suo problema. Infine, quando parla è fondamentale non mortificarlo davanti agli altri, parenti e non parenti, assumendo un aria ansiosa o annoiata. Dimostrare invece interesse e piacere per quello che dice è indispensabile.

a cura di: Dott. Stefano Vicari e Dott.ssa Floriana Costanzo
Fonte: Bambino Gesù Istituto per la Salute

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