Adolescenti e suicidio, i segnali da non ignorare

by EducataMente

Tra i tentativi di suicidio, quelli compiuti da adolescenti sono una fetta importante e si sospetta che sia sottostimata. Per prevenire questi gesti serve una ricerca più approfondita sui singoli casi e una consapevolezza più diffusa dei segnali “silenziosi”.

Si stima che di tutti i tentativi di suicidio il 4-10 per cento riguardi giovani sotto i 15 anni e il 54 per cento persone al di sotto dei 24. Questi numeri stanno crescendo negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda le fasce d’età più basse. Ma il suicidio o tentato suicidio di un adolescente rappresenta un argomento ancora lontano dall’essere messo completamente a fuoco, per la complessità e le difficoltà di analisi del fenomeno.

Sebbene infatti tra i principali obiettivi della ricerca sul suicidio in adolescenza vi sia quello di raccogliere dati e numeri precisi, questa rilevazione risulta assai problematica e si ipotizza quindi che il fenomeno sia sottostimato. Questo sarebbe dovuto in parte a un atteggiamento di negazione e di minimizzazione del problema e spesso a differenze nelle procedure di registrazione. Non di rado, infatti, i tentati suicidi in adolescenza vengono classificati come incidenti poiché in molti casi è difficile distinguere tra un atto volontario e un fatto accidentale.

Non solo depressione

Uno dei principali fattori di rischio del suicidio in adolescenza è la presenza di disturbi psichici non riconosciuti o non trattati adeguatamente. Campanelli d’allarme possono essere, per esempio, una grave instabilità emotiva e il ritiro sociale. Ma non tutti gli adolescenti che tentano il suicidio sono depressi.

In letteratura emerge un dato interessante: non sempre dietro un tentato suicidio in adolescenza sono presenti disturbi psichici conclamati, quanto piuttosto specifiche modalità di essere e di vivere le emozioni. Gli aspetti da non sottovalutare sono, per esempio, la tendenza all’impulsività, i sentimenti di disperazione e auto-svalutazione, la difficoltà nella gestione delle emozioni, una scarsa capacità di problem-solving, difficoltà nei processi decisionali, elevati livelli di rabbia o la tendenza al perfezionismo. C’è anche una relazione significativa con l’abuso di sostanze: l’utilizzo di alcol, droghe o un mix di entrambi è un segnale d’allarme, poiché favorisce i comportamenti impulsivi e aggressivi e distorce la percezione della realtà.

Segnali silenziosi

Per molte persone il gesto suicidario è inspiegabile. Si sentono spesso frasi del tipo: “Andava bene a scuola, non aveva grossi problemi con i genitori e aveva anche degli amici…”. Ma viene da chiedersi: il gesto suicida è veramente incomprensibile o piuttosto non intuitivamente prevedibile? Non è forse sempre preceduto da una richiesta d’aiuto non ascoltata e segnali che non sono stati colti?
Esiste un’Atlantide sommersa, nascosta dietro la maschera degli adolescenti, un mondo non così roseo come può sembrare. Ecco perché, se si vuole capire, aiutare e contemporaneamente prevenire le recidive, non resta che ricostruire minuziosamente le storie dei giovani che si sono tolti la vita o hanno tentato di farlo; servirebbe scoprire le caratteristiche personali, così come il quadro d’inserimento, l’ambiente socio-culturale, i significati del gesto suicida e le connessioni tra questi fattori.

Una predisposizione?

È importante fare attenzione ai fattori predisponenti, quali la familiarità per suicidio, la presenza di disturbi psichici in uno o più familiari e i fattori precipitanti o scatenanti. I più frequenti, annoverati in letteratura, sono essere vittima di bullismo o cyber-bullismo, gli insuccessi scolastici, l’isolamento sociale, una forte delusione amorosa, la morte di un genitore, conflitti intra-familiari, la separazione dei genitori, abusi e violenze sessuali in infanzia o trascuratezza.
Un altro segnale sono le condotte autolesive in adolescenza come il tagliarsi, il bruciarsi o farsi male in altro modo. Le persone che mettono in atto comportamenti autolesivi in genere non intendono porre fine alla loro vita, tuttavia sono considerati a rischio per il suicidio perché vivono una forte sofferenza emotiva e relazionale, che a sua volta aumenta il rischio di sviluppare pensieri suicidi, e perché con il passare del tempo si desensibilizzano al dolore fisico e quindi diventano più “capaci” di attuare un gesto suicida.

Il corpo da distruggere

Tra le vulnerabilità psicologiche proprie della fase adolescenziale è importante menzionare anche il rapporto dell’adolescente con il proprio corpo, che va incontro a cambiamenti e trasformazioni, diventando fonte di nuovi stimoli e di appetiti sessuali. Per molti adolescenti il corpo è vissuto quasi come qualcosa di estraneo, sconosciuto, incontrollabile, non veramente appartenente al proprio Sé. Spesso gli adolescenti provano preoccupazione per il proprio corpo, ma anche insoddisfazione e vergogna, sentimenti la cui drammaticità è sottovalutata dagli adulti. In questo contesto il suicidio può diventare un attacco distruttivo al proprio corpo: il corpo diventa la vergogna da eliminare, l’impaccio di cui liberarsi.
Non sono da sottovalutare nemmeno gli stati pubblicati sui social network; molti adolescenti, anche in via indiretta, postano frasi e pensieri che evocano gesti estremi e hanno il sapore di un grido d’aiuto. Anche se a questa età si tende a esaltare ogni situazione e a portare tutto all’estremo, dare poco peso alle parole di un adolescente è sempre un errore.

 

Fonte: https://blog.cmsantagostino.it

0 comment
0

You may also like